Il Covid e la paura

“Il buon senso se ne stava nascosto per paura del senso comune”. (Alessandro Manzoni)

Gratitudine
Grata innanzitutto al prof. Nicola Simonetti per questo suo lavoro così illuminante e al tempo stesso rassicurante in un momento in cui la paura, il terrore e il panico possono cogliere tutti noi. E come si sa il panico può non avere più direzioni per cui si necessita di ancoraggi per non perdere se stessi.

Questo lavoro del prof. Simonetti, al quale mi lega un affetto profondo, è un ancoraggio da vari punti di vista, clinico, sociale e psicologico. Non si tratta della peste, egli afferma, ma di una influenza come tante ve ne sono state nella storia dell’umanità. In meno di 70 pagine e in 16 capitoli spiega in modo semplice cosa siano i virus, dove crescono e come si diffondono e fa un elenco degli eventi che si sono succeduti dalla famosa “Spagnola” alla “ Sars”.
Infine offre a tutti i noi che non conosciamo la materia dei consigli e accorgimenti per proteggere se stessi e gli altri in modo adeguato

La Paura
«Anche se gode di una cattiva fama, la paura è in realtà una emozione benefica, serve per mettersi in salvo, attaccare o reagire. Serve anche per segnalare agli altri la presenza di un pericolo […] ha il pregio di acuire i sensi, attivare l’attenzione e mettere in moto la mente che rapidamente passa in rassegna le possibili soluzioni. Diventa pericolosa quando è troppo forte o persistente. Può accadere che l’immaginazione continui a lavorare anche in assenza di minacce, ciò può dar luogo a un’attesa del negativo che non è giustificata dai fatti. La paura deve servirci per orientarci verso soluzioni razionali», così leggiamo in Anna Oliverio Ferraris, Psicologia della paura, Bollati Boringhieri p. 19-20.
La paura è un meccanismo di difesa che aiuta a proteggere l’essere umano: nelle fiabe quante volte da bambini abbiamo incontrato il lupo cattivo ? Questi era funzionale a far sorgere quella paura che diveniva uno strumento difensivo : e tutto aveva il lieto fine come per dire che il bene sempre trionfa.
Ma della paura eccessiva bisogna aver paura perché diviene paralizzante come una crisi di panico e apre le voragini dell’angoscia.

Il Panico
Evitare il panico in un momento non facile come questo è infatti fondamentale perché aiuta a tenere la distanza e dunque a meglio intervenire per arginare, per quel che si può, la situazione e per soccorrere nel modo migliore.
Nel corso di una crisi di panico possono fare la loro comparsa sintomi fisici molto spiacevoli e pensieri terrorizzanti : d’altra parte la parola panico ha origini greche, nello specifico nel “dio Pan” che appariva improvvisamente seminando terrore per poi scomparire velocemente. Come Dioniso che incarna la primordialità e che permane in noi in modo insopprimibile per riemergere in modo violento se non elaborato. Coloro che lo incontravano sentivano di essere incapaci di reagire, cosi come noi oggi ci sentiamo impotenti.
Il Coronavirus sta seminando panico, lascia emergere il terrifico e così può creare ulteriore confusione paralizzando tutto e tutti.

I Social
Mi sono fatta personalmente anche una fantasia : l’uso se pur straordinario dei mezzi di comunicazione e degli stessi social forse ha consentito l’ emergere di quel pensiero magico che accompagna l’infanzia. Il pensiero magico che si sviluppa nella prima infanzia ( fino a 8 anni circa ) è uno strumento che permette ai bambini ( e tutti lo abbiamo esperito ) di vivere in un mondo che non è a loro misura.
Tutti noi abbiamo sperimentato quel senso di frustrazione di essere piccoli e ricordo che spesso dicevo a me stessa “non sono piccola, io sono grande”: un modo per darmi coraggio dinanzi al mondo fatto di adulti.
Il pensiero magico è una grande risorsa per i bambini: una risorsa che a volte permane nell’adulto quando per esempio attendiamo le previsioni meteo o leggiamo gli oroscopi, come se avessimo la facoltà magica . appunto, di controllare tutto e tutti. Se il povero micino nero attraversa la strada la parte “ magica “ in noi ci allarma e alcuni mettono atto irrazionali misure controfobiche.
Con i social e internet possiamo metterci in comunicazione con il mondo intero in un istante. Vedere film, ascoltare musica, inviare messaggi immediati e così via, sentire la voce delle persone che amiamo nel momento in cui le desideriamo.
Ci siamo costruiti una realtà artificiosamente a nostra misura e dismisura con la mera illusione di poter vedere realizzati i nostri desideri.
Un senso di eccessivo narcisismo forse ci ha colto : come se noi fossimo onnipotenti, come quando da bambini immaginavamo che l’orsacchiotto prima di dormire (oggetto transizionale molto noto ) ci avrebbe liberato dall’orco cattivo ( la mamma - orsacchiotto che protegge dalla paura -orco) per cui la presenza di un piccolo minimo organismo non controllabile ci ha posto dinanzi alla nostra impotenza e al nostro non sapere.
La protesi comunicativa e apparentemente rassicurante che è rappresentata dall’uso ormai un po’ preoccupante , poiché ci sembra che abbia fatto emergere quei tratti i ossessivo-compulsivi in ciascuno di noi, dei social e vari media dinanzi al Coronavirus, che rappresenta l’assoluta Alterità, si è rilevata un deterrente per quella razionalità che in questi casi è d’obbligo.

Urge far appello alla ragione e forse anche ricordare che la morte e le malattie, che neghiamo costantemente così come neghiamo ogni nostra fragilità possono cogliere chiunque in qualsiasi momento e per cause diverse: non è da sottovalutare alcuna patologia né i Virus il cui termine etimologicamente, come leggiamo nel testo del prof. Simonetti, significa veleno soprattutto se non c’è un antidoto.
Ma veleno sono appunto anche forse i messaggi mediatici così fortemente allarmistici. Non a caso quando una notizia circola in modo massivo sui social si dice che è “ virale “….cioè avvelena l’informazione stessa e manipola la consapevolezza.
Si ha la sensazione terribile di essere dinanzi all’ineluttabile , una calamità incontrollabile : questo essere infinitamente piccolo che distrugge ogni cosa. Un assalto alieno: perdonate la metafora.
Il nemico ci assale: è vero ci sta assalendo la consapevolezza di essere limitati in una realtà virtuale che ci ha dato l’illusione di essere invulnerabili .

Una sorta poi di ageismo si sta evidenziando in misura dolorosa e preoccupante come se la morte di una persona avanti con gli anni fosse meno grave della morte di una altro.
Tutte notizie che indeboliscono la resilienza, quella risorsa interiore che lascia sempre spazio alla speranza grazie alla nostra volontà di poter affrontare i vari problemi.

«Nelle situazioni di crisi alcune persone possono sentirsi travolte dal clima negativo, schiacciate dalle notizie ansiogene che ogni giorno si affollano sui media, mentre altre possono avvalersi di una risorsa interiore, o resilienza, che permette loro di resistere alle negatività, di non subirle come fatti ineluttabili e di mantenere viva la speranza in un futuro migliore, grazie anche al loro impegno personale» (tratto dal libro di Anna Oliverio Ferraris e Alberto Oliverio, Più forti delle avversità. Individui e organizzazioni resilienti, Bollati Boringhieri pag. 9).

Giorgio Nardone afferma che davvero stiamo assistendo a “un fenomeno di paura di massa. Tutta l’attenzione viene focalizzata su un unico fattore potenzialmente nocivo per la salute come può essere l’infettarsi con un virus.”
C’è anche un termine in psicologia, Effetto Werther il cui nome come ci ricorda Nardone deriva da un episodio accaduto in seguito alla pubblicazione de I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe. Il protagonista si suicidò per un amore non corrisposto. Subito dopo in tutta Europa circa duemila ragazzi non corrisposti emularono il gesto. L’Effetto Werther riguarda non soltanto i comportamenti, ma anche le percezioni.
In realtà dinanzi a una massiva comunicazione mediatica come non spaventarsi ? Parlarne è corretto ma nella giusta misura con le dovute poi successive precauzioni tentando al medesimo tempo di rassicurare . Non si dimentichino che lo stress spesso abbassa proprio quelle difese immunitarie essenziali in questa non certo facile e confusa situazione.
Aver paura è normale ma deve essere proporzionata ai pericoli :necessario è potenziare quella “ resilienza” degli individui, dei nuclei familiari , della comunità intera..
La collaborazione delle istituzioni tutte , delle persone , aiuterà a far fronte all’emergenza in modo che dalla paura non si naufraghi nell’angoscia e da questa nella psicosi individuale e collettiva.

La “percezione del rischio” deve essere riportata nell’argine opportuno ed è per questo che grati siamo al lavoro del prof. Nicola Simonetti.