Sulammita, Trilogia della Luce
DELIO DE MARTINO - Due sono le maggiori fonti d’ispirazione poetica di Santa Fizzarotti Selvaggi, entrambe inesauribili: la scrittura creativa - in particolare il mito - e quella religiosa. Nella sua copiosa produzione queste due forme di scrittura si intersecano continuamente tra loro e si mescolano al personalissimo percorso di vita dedicata alla ricerca, secondo il sempre vivo modello dantesco, de “gli universi / che si schiudono”.Sono proprio questi versi l’incipit di Sulammita. Trilogia della Luce, la recente silloge esito di un percorso creativo e insieme mistico e psicologico della poetessa. Sulammita la donna del Cantico dei cantici che dialoga dell’amore con il suo sposo è una figura religiosa che, come scrive la stessa Fizzarotti Selvaggi, “si ode da lontano e invita all’amore cosmico”, un personaggio femminile in cui la poetessa si identifica come voce dialogante con l’intero cosmo e con quel mondo trascendente della Poesia e della Cultura.
Il sottotitolo Trilogia della Luce, richiama oltre che la trinità, anche il numero della perfezione, di quella “somma luce” dell’ultimo canto del Paradiso dantesco. Questa luce viene escatologicamente anelata e ricercata nel corso dei versi delle tre sezioni in cui è diviso il volume: Il solstizio del cuore… la luce dalle tenebre…, Quali corde di liuto… luce dall’infinito… e Sulammita… dalla luce all’eternità... Ognuna di queste tre sezioni è introdotta dalla foto di un fiore: il convolvolo, il fior d’arancio e la rosa di Sharon. A questi tre si aggiunge l’immagine del giglio della Valle in copertina.
Le quattro immagini fanno sì che il libro si presenti al lettore quasi come un’“antologia” nel senso strettamente etimologico del termine di “raccolta di fiori”. Entrando nello specifico, il percorso poetico-biografico di questi versi comincia nell’anno 2019 come è spiegato nel prologo: un anno particolare per tutta l’umanità, alla soglia della più catastrofica pandemia del nuovo millennio, e ancora più carico di emozioni per la poetessa, perché fu segnato dal “transito in cielo” dell’amata madre.
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